
Il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano (Ansa)
Roma, 26 marzo 2025 – "Li abbiamo beccati con le mani nel sacco. Questa 'legale' ma illegittima attività che colpisce attivisti e oppositori politici del governo nei loro piani non doveva venire alla luce. E invece il diavolo fa le pentole ma non i coperchi: è stata smascherata a livello mondiale una operazione segreta, degna di un regime". Mediterranea, organizzazione italiana per il soccorso civile in mare, commenta così le notizie di stampa secondo cui il sottosegretario Alfredo Mantovano avrebbe riferito al Copasir che Mediterranea e i suoi attivisti sono stati spiati dai servizi segreti con il software militare Paragon. "Dunque - scrive l'organizzazione - chi si adopera per salvare vite, per aiutare donne, uomini e bambini prigionieri nei lager o abbandonati in mezzo al mare, per questo governo è un 'pericolo per la sicurezza nazionale', chi invece uccide persone innocenti e accumula milioni di euro attraverso affari criminali, è sotto protezione (il generale libico Almasri, ndr). Questa realtà dei fatti viene rivelata davanti agli occhi del mondo, e non vi è ormai più nulla di segreto". E "non è finita qui. Il sottosegretario Mantovano è la 'mente' che ha ispirato e guidato le attività di spionaggio contro di noi. Tenta di coprirsi attraverso l'alibi della 'legge'. Ma per autorizzare una attività del genere senza violare la Costituzione devono esserci 'fondati motivi'".
Il governo ha sempre sostenuto che l'intelligence italiana ha usato Graphite nel perimetro delle regole e non ha spiato giornalisti. Questo esclude il direttore di Fanpage, Francesco Cancellato (tra i sette italiani ad essere stati informati da Meta di aver subito l'intrusione), che non sarebbe stato un obiettivo dei servizi. Diverso il caso di Mediterranea. Gli 007 possono svolgere intercettazioni preventive dietro l'autorizzazione del procuratore generale della Corte d'appello di Roma, Giuseppe Amato. A quanto sembra i servizi tenevano d'occhio utenze riferibili ad esponenti della ong che avevano contatti con soggetti libici.
La Libia è tra i teatri più curati dall'Aise per i suoi riflessi sulla sicurezza nazionale, dal gas, al petrolio, ai flussi migratori, al rischio terrorismo. Nello stesso tempo la procura di Palermo ha iscritto nel registro degli indagati personale della ong nell'ambito di un'inchiesta per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. La comunicazione da parte di Meta sul cellulare infettato con Graphite è giunta al capo missione di Mediterranea, Luca Casarini, all'armatore Beppe Caccia ed all'attivista di Refugees in Libya, David Yambio. In seguito è emersa la presenza di uno spyware anche nel dispositivo del cappellano di bordo, don Mattia Ferrari.
"Cinque procure stanno indagando - continua Mediterranea - e noi confidiamo sul fatto che qualcuno abbia il coraggio di andare fino in fondo e dimostrare, come risulta palese, che questo è un abuso di potere, non altro. Siamo convinti che non ci fosse alcun bisogno di usare questo software militare per spiarci: da un lato siamo sottoposti da quando esistiamo a ogni tipo di controllo, anche attraverso l'utilizzo di intercettazioni ambientali, telefoniche, pedinamenti e quant'altro. Tutto questo è parte delle inchieste giudiziarie condotte in questi anni nei nostri confronti, alle quali non ci siamo mai sottratti, e che sempre hanno dimostrato l'assoluta estraneità al reato che ci viene sempre contestato: il famigerato 'favoreggiamento dell'immigrazione clandestina'.
Cosa cercavano dunque i servizi segreti attraverso lo spionaggio? Forse nomi e cognomi di rifugiati potenziali testimoni presso la Corte penale internazionale, dei crimini commessi dai capi milizie in Libia, con i quali il governo collabora? Le informazioni carpite dai nostri telefoni a chi dovevano arrivare? Ai vari Almasri, Trebelsi, Al Kikli? Dopo due mesi - conclude l'organizzazione - il 'segreto di Stato' è miseramente crollato. Non ci ritireremo a vita privata, continueremo a tentare di salvare le vite degli ultimi della terra, quelli che vengono considerati scarti dell'umanità, coloro che si mettono in movimento con la speranza di trovare una vita possibile e dignitosa, e invece vengono respinti dalle politiche criminali del regime dei confini. Per noi non sono scarti, ma pietre angolari da cui partire per edificare un mondo nuovo, più giusto per tutti e tutte. Un mondo dove il Mediterraneo non sia più una orrenda fossa comune ma un mare di pace e di solidarietà tra i popoli che lo abitano. Il coraggio non risiede nel non avere paura, ma nel superare la paura. Tutte e tutti insieme".